martedì 29 ottobre 2013

Fare squadra...

Immagine: ARASAAC
Come scrivevo nel post precedente, nei momenti di debolezza, Jacopo interviene sempre in mio soccorso facendomi un regalo che asciuga le lacrime e prosciuga i dubbi. Oggi me ne ha fatto uno enorme: mi ha salutato per la prima volta spontaneamente.

Sono entrata nella stanza di Luigia per portarlo via, mi ha guardato fisso negli occhi e mi ha fatto ciao con la mano.

E con la mente sono tornata a quella sera, a quel foglio passatomi da chi mi stava mostrando la strada, a quel "potere della comunicazione" da scoprire che spiccava a lettere maiuscole, così lontano e irraggiungibile...

Che un semplice ciao potesse provocare un tale tuffo al cuore, nella vita prima di Jacopo, non lo avrei mai pensato.

venerdì 25 ottobre 2013

La pizza porta consiglio...

Io e Jacopo abbiamo passato molti momenti difficili insieme. Momenti in cui eravamo soli, io e lui. Magari perché ricoverati in qualche ospedale lontano centinaia di chilometri da casa o perché non c'era nessuno che potesse aiutarmi in quel momento anche se ne avrei avuto bisogno...
Ho dovuto prendere tante decisioni per lui senza avere sempre la possibilità di confrontarmi, chiedere consiglio e aiuto.
Non sempre la vita e le circostanze te lo permettono.
Come dico spesso, Jacopo è la mia forza e la mia debolezza. Mi rende debole perché lui è la mia carne viva, esposta senza alcuna protezione agli urti inconsapevoli di passanti frettolosi. Mi rende forte perché sono il suo scudo.
Lo scudo di una persona che non parla ma comunica. Una comunicazione in cui siamo entrambi alla pari: lui impara, io imparo.
Nei momenti di debolezza, lo scudo si attiva perché facciamo squadra. Come quando mangiamo la pizza.
Quando era più piccolo, Jacopo la mangiava sempre con piacere. Poi, come è capitato con altri alimenti, è scomparsa dalla sua dieta.
La prima volta che abbiamo condiviso il mangiare una pizza con gusto e voracità è stato al Besta di Milano dopo qualche giorno di digiuno: lui non gradiva i pasti ospedalieri e io non riuscivo a scendere giù in mensa perché non sapevo a chi lasciarlo. Una sera sono riuscita ad entrare in uno di quei giri clandestini di mamme che, la sera tardi, si ordinavano la pizza per fare due chiacchiere dopo aver messo a dormire i bambini. (Per la cronaca, io andavo a dormire sempre insieme a Jacopo perché se volevo lavarmi dovevo alzarmi all'alba e se si svegliava di notte, dovevo uscire dalla stanza per non disturbare i vicini di letto. E poi alle 8.00 già non mi reggevo in piedi...)
Comunque sia, quella pizza è ancora viva nei miei ricordi.
Anche stasera ce ne siamo mangiata una. O, meglio, ne abbiamo condivisa una. Un segnale? Un déjà vu? Comunque facciamo squadra.