domenica 18 dicembre 2011

The Golden Spike

In geologia, un "chiodo d'oro" (golden spike) è un luogo fisico in cui la stratificazione delle rocce segna chiaramente il passaggio da un periodo geologico all'altro. E' un punto di riferimento mondiale, qualcosa da cui "non si torna indietro", diciamo così...

Ieri Jacopo ha usato per la prima volta in maniera autonoma e consapevole il gesto "a me", portandosi la mano sul petto. Potremmo dire che ha assaggiato il "potere della comunicazione": questo è un importante "chiodo d'oro" nel suo percorso di crescita di cui dovremo ricordarci quando ci volteremo indietro, valutando quanto fatto in termini di "miglioramento della comunicazione funzionale esistente"...


Dopo aver ottenuto ciò che chiedeva grazie al suo gesto, si è allontanato sorridendo e guardando ciò che aveva ottenuto. L'ha continuato a usare più volte con qualche variazione sul tema esilarante.
Esempio: mi è venuto a chiedere il pane e si è portato tutte e due le mani al petto. Dopo avergli dato la prima fetta, che ha "occupato" una mano, mi ha porto anche l'altra per averne un'altra... Per la serie: una mano sul petto, una fetta di pane; due mani sul petto, due fette di pane. Indubbiamente ha una sua logica :-)

Ieri mattina, del resto, eravamo alla ASL per recuperare un incontro saltato durante la settimana e ha usato un foglio che c'era sul tavolo per chiederci di restituirgli le carte che gli avevamo tolto (e che ovviamente erano fotocopiate su quel foglio). Insomma, sembra che l'idea della comunicazione come scambio pragmatico stia passando.

Ma non è finita qui. Non pago di questa conquista, ha ribadito la sua volontà di superare altre limitazioni alla sua azione, escogitando un riutilizzo degli arredi della mia stanza da letto, per arrivare a mettere le mani sul mio comò, luogo del desiderio per eccellenza, in quanto depositario di tutti quegli oggetti che lui non dovrebbe prendere.

Insospettita dai rumori, mi sono avvicinata alla mia stanza scoprendo - con orrore e felicità al tempo stesso - che il piccolo attila aveva spostato l'ex-fasciatoio (ora cassettiera) con le rotelle, inserendolo tra il letto e il comò, in maniera da poter salire sul letto, arrampicarsi agevolmente sulla cassettiera e saccheggiare indisturbato il ripiano di marmo.
Il caos nella stanza - e i successivi tentativi del piccolo guastatore - mi hanno dimostrato che aveva precedentemente provato a crearsi un gradino con i contenitori per le coperte che sono sotto il letto ma che non sono abbastanza alti per fargli raggiungere ciò che desidera... Per questo aveva dovuto trovare un'altra soluzione.

I motivi dell'orrore - dove le metto ora queste cose? E, soprattutto, dove sono finite tutte le cose che c'erano lì? - non sono però bastati a obnubilare i motivi della felicità. Le "immagini teoriche" che mi sono venute in mente sono state essenzialmente due:
1) che quello che avevo davanti era un classico esempio di apprendimento per insight :-)))))))
2) che nella sua mente è stato creato un progetto per raggiungere un certo scopo. Ha dovuto immaginare ciò che sarebbe successo utilizzando gli oggetti a sua disposizione in funzione del suo obiettivo. Nel processo di ominazione, questa fase di sviluppo è quella che corrisponde alla tecnica del bifacciale, osservavamo ridendo con un'amica. Dopo questa fase, la razza umana ha cominciato a parlare... Non pretendiamo questo, però saperlo incoraggia ;-)

Immagini: chiodo (http://dreamingandrunning.blogspot.com); lampadina (http://www.cleopa.it).

PS non voglio fare una disamina scientifica, ovviamente. Mi riferisco all'insight per sottolineare che è stato un apprendimento autonomo (oltre che abbastanza veloce tenendo conto che il tutto è avvento nel giro di pochi minuti) e che ha richiesto una valutazione delle caratteristiche degli strumenti a disposizione per raggiungere il suo scopo (con le rotelle, facili da spostare, più alti/più bassi). Nella sua camera, ad esempio, utilizza una sediolina per "rialzarsi" mentre in camera mia sembra aver scartato a priori la poltroncina, più difficile da spostare. E, comunque sia, è stato un processo che ha richiesto l'osservazione di ciò che gli poteva essere più utile e facile da trasportare. Comunque sia sono contenta, insight e tecnica del bifacciale a parte :-D

sabato 3 dicembre 2011

Mappe organizzative per schiarirsi le idee

Oggi  il  team dell'officina  si  incontra praticamente al completo (il supervisore ci guarda da lontano ;-)) per una pre-riunione prima del GLHO di lunedì prossimo, finalizzato a rivedere il progetto alla luce della nuova educatrice arrivata a scuola.
Questo ci ha portato alla necessità - dandoci al tempo stesso l'opportunità - di fare il punto sul lavoro fatto in questi mesi e sulle nuove prospettive possibili (leggi potenziamento della CAA) come risposta all'urgenza maggiore in questo momento, rappresentata dal bisogno di Jacopo di ampliare e potenziare la sua comunicazione. Poi c'è anche la prospettiva di un maggior adeguamento del PEI, al modello ICF su cui è importante cominciare a ragionare con calma, anche partendo solo da alcuni aspetti specifici, come ad esempio la valutazione dei tempi e la scomposizione degli obiettivi, anche in maniera "distribuita" tra i diversi contesti di vita del bambino.

Trattare con tante persone ed avere a che fare sempre con documenti scritti da rileggere e riesaminare tutte le volte, mi ha fatto pensare di utilizzare le mappe anche come sintesi delle indicazioni ricavate dalla valutazione funzionale e dalle coordinate generali dell'intervento psicoeducativo delineate all'inizio dell'anno.
Riorganizzare questi documenti in questa maniera, fornisce una base di discussione pragmatica in cui individuare con agilità i punti in cui ognuno sta intervenendo e, in prospettiva, la visualizzazione dello sviluppo progettuale.

Questa che vedete sopra, è una delle mappe di sintesi sul ruolo dei coetanei in età prescolare, che ho cominciato ad arricchire con la bibliografia che riteniamo utile o che ci è stata segnalata.
Le prime impressioni sembrano positive :-). Vi farò sapere...