domenica 22 settembre 2013

Conoscere le condizioni dello spettro autistico...

Richiedi ciò che le tue aspettative ti dicono sia normale, e tu troverai frustrazione, disappunto, risentimento, e magari addirittura rabbia ed odio. Avvicinati rispettosamente, senza preconcetti, e aperto ad apprendere nuove cose, e tu troverai un mondo che non avresti mai potuto immaginare.

Jim Sinclair, Don't mourn for us [trad. Wolfagang]



lumaca con fumetto vuoto
Non so quanto in realtà noi "neurotipici" (o presunti tali) possiamo realmente immedesimarci in una persona autistica. Ricordo che durante un seminario sentii Flavia Caretto rivolgersi alla platea chiedendo provocatoriamente se qualcuno di noi fosse in grado di descrivere come pensa una lumaca ed io riprendo spesso questo esempio per ricordare e sottolineare l'origine neurobiologica (e NON psicotica) di questa condizione che dà luogo a un funzionamento diverso del cervello. Prendete in considerazione, ad esempio, questa descrizione di Jim Sinclair della sua maniera di percepire un martello
“Ho scoperto nel corso degli anni che il mio modo di percepire le cose differisce da quello dei comuni mortali. Ad esempio, quando mi trovo di fronte a un martello, inizialmente non sono assolutamente di fronte a un martello, vedo soltanto un insieme di pezzi che non hanno alcun rapporto fra di loro. Posso notare un pezzo di ferro e nelle vicinanze, per pura coincidenza, una barra di legno; dopodiché rimango colpito dalla coincidenza, e questo sfocia nella percezione di un martello. Infine la funzione del martello mi viene in mente quando realizzo che questa struttura percettiva che si è presentata nella mia mente può essere utilizzata per lavori di falegnameria.” [da "Conoscere l'autismo" di Theo Peeters, pp.9-10]
La sua descrizione ci permette di capire come LUI percepisce questo utensile, ma non ci permette di percepirlo nella stessa maniera né di generalizzare che questa specifica modalità percepire un martello valga per TUTTE le persone autistiche.
Ogni persona autistica va scoperta nella sua singolarità e questo richiede che tutte le persone che interagiscono con essa conoscano le caratteristiche dell'autismo per imparare a comunicare e agire in maniera adeguata.

Non potendo partire da un bagaglio di significati condivisi, occorre avere la forza e l'apertura mentale di crearli, scoprirli e condividerli ex novo.

Ovviamente questo è indispensabile per gli adulti (familiari, insegnanti, educatori...) ma non meno per i compagni di classe (nel periodo scolastico) e/o i colleghi di lavoro (e sì! Dico LAVORO...).

Per quanto riguarda, la scuola, segnalo questo preziosissimo link di Autismo Sardegna, in cui vengono presentate una serie di attività ed esperienze (proposte dalla Division TEACCH) per educare i bambini non autistici alla scoperta delle differenze e per incoraggiare l'empatia.

L'ho trovato veramente interessantissimo e illuminante! E voi che ne pensate?

Un'ultima precisazione: io parlo di persone autistiche e non di persone con autismo perché ho imparato ad avere consapevolezza che l'autismo non è qualcosa che "si attacca" alle persone ma le costituisce, come insegnano gli autistici stessi. Come genitore preferirei dunque sentir parlare di persone con una condizione dello spettro autistico ma è pur vero, ve lo assicuro, che in questo momento mi accontenterei di molto meno...

giovedì 19 settembre 2013

Scuola e autismo: conoscere per comprendere, comprendere per agire

copertina libro
"Ogni persona indipendentemente dal grado di disabilità, ha il diritto fondamentale di influenzare mediante la comunicazione le condizioni della sua vita" sottolinea un documento [pdf] redatto circa una decina di anni fa dall'Associazione Nazionale per il Diritto alla Comunicazione delle Persone con Disabilità Gravi.
La comunicazione rappresenta uno dei fondamenti dello scambio e della relazione. E' noto che un messaggio efficace può essere trasmesso da un mittente a un ricevente, solo nel caso in cui entrambi i soggetti della comunicazione condividano l'utilizzo di uno stesso codice comunicativo: esso si pone come condizione necessaria al fine della reciproca comprensione. In relazione alla sfera dei disturbi appartenenti allo spettro autistico, nei quali le competenze comunicative risultano essere qualitativamente alterate al punto da impedire o comunque limitare fortemente lo sviluppo dell'autonomia nelle persone con autismo diviene fondamentale.
Le persone con autismo hanno caratteristiche individuali molto peculiari; per chi non ha mai avuto la possibilità di interagire con loro, non sempre può risultare semplice costruire processi di comunicazione efficaci. La comunicazione si può inceppare e la paura, le difficoltà, la non conoscenza di strategie e metodi specifici rischiano di paralizzare l'intervento educativo e di far giungere a semplici e scontate considerazioni che possono rinchiudere la persona all'interno del suo deficit, con il rischio che venga identificata solo con esso.
Integrazione scolastica degli alunni con disturbi dello spettro autistico - Documento di indirizzo, p.9 [2008]

 

 

giovedì 5 settembre 2013

Una nuova avventura

avventura
Eh sì! Non si può negare che oggi sia stata una giornata importante per l'officina... ;) Abbiamo portato Jacopo "in esplorazione" nella sua nuova scuola, per cominciare a farlo ambientare con volti e spazi nuovi (come da manuale ;) ).

 A Jacopo piace molto andare a scuola e, anche se non era quella "vecchia", l'ha riconosciuta subito come tale. Di conseguenza, la prima mezz'ora abbiamo dato il meglio di noi, entrando subito in modalità "elettrone impazzito" con urla annesse (nonché connesse al significato "devo assolutamente andare a vedere ovunque e tu non mi puoi fermare"). Fra me pensavo che come presentazione forse era un po'... forte e che sarebbe stato difficile spiegare che non fa sempre così, ringraziando in cuor mio l'esistenza dell'archivio video con cui poter rincuorare un minimo maestre e collaboratori scolastici (a cui devo un calendario da tavolo che Jacopo ha sequestrato e distrutto nel giro di poco).

Dopo una breve tappa alla reception, abbiamo esplorato salone e bagno finché - soddisfatto del giro orientativo - si è fiondato in un'aula dove un gruppo di insegnanti stava programmando e non c'è stato verso di portarlo via se non dopo averlo lasciato stare seduto un po'vicino a un banco e avergli lasciato toccare un po' di suppellettili varie. Immaginate la scena: io che sto dietro all'erinni :-D scusandomi con le colleghe dell'irruzione mentre sposto borse, libri e quanto cada sotto l'attenzione del piccolo! Per fortuna che noi genitori auties sviluppiamo (per pura sopravvivenza) una faccia di tolla non indifferente con il tempo, che tiriamo fuori appositamente in queste occasioni... :-D

Il problema è che Jacopo aveva capito benissimo che era a scuola ma, proprio per questo, si aspettava che qualcuno lo facesse lavorare e che io me ne andassi. Poi abbiamo scoperto la palestra e lì è stata l'apoteosi: strisce e cerchi da seguire per terra, pareti chiare, spazio in cui correre...
Jacopo esplora la palestra
Era felice proporzionalmente alle urla e ai pianti che si è fatto fino a casa. Mi sono chiesta allora (e ancora mi sto chiedendo) se, pur nella necessità di favorire il passaggio alla primaria, oggi non gli abbiamo fatto quasi un "tradimento" a "far finta" di portarlo a scuola. Ci devo riflettere un po' su...

ps informerò al più presto il collaboratore scolastico che la sua maglietta rossa con lo stemma è un oggetto altamente ipnotico per Jacopo: lo avrà reso una persona molto interessante ai suoi occhi (come avrà potuto sospettare mentre Jacopo "maneggiava" il suddetto stemma) :-D